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Disambiguazione – Se stai cercando una storia dal titolo simile scritta e disegnata da Carl Barks, vedi Zio Paperone e il re del fiume d'oro.
  • Paperino e il re del fiume d'oro
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Paperino e il re del fiume d'oro è una storia del 1961, parodia del racconto fiabesco Il re del fiume d'oro di John Ruskin, scritta da Guido Martina e disegnata da Giovan Battista Carpi.

Trama[]

Paperino e Qui, Quo, Qua leggono dell'invio in orbita di un satellite artificiale, e si chiedono se è possibile inventare un sistema per vincere la forza di gravità in modo da favorire simili progetti e fare fortuna. I nipotini si mettono al lavoro con il loro "piccolo chimico", ma causano un'esplosione che incenerisce un biglietto della lotteria vincente che Gastone, in un insolito atto di generosità, aveva spedito al cugino. Paperino naturalmente si infuria e calpesta con rabbia il miscuglio chimico, ma ben presto corre da Archimede che ritiene, non a torto, l'unico in grado di escogitare un sistema antigravitazionale semplice ed economico. Il genio si mette all'opera e inventa delle pillole che privano temporaneamente di peso chi le ingerisce.

Mentre Paperino è fuori casa, i nipotini provano ancora a far bollire il miscuglio ottenuto con il piccolo chimico, e usano una coppa antica trovata per caso in soffitta. Con loro sorpresa, dalla coppa si materializza un fantasma, che si presenta come un antenato vissuto molti secoli prima: Paperdorado, detto "il re del fiume d'oro". Il re racconta ai paperini la sua storia: era stato in vita un sovrano ricchissimo ma avaro e crudele, e il dio della vendetta l'aveva condannato a trasformarsi in una coppa finché la stessa non fosse stata usata per far bollire un miscuglio calpestato da piede iracondo e raccolto da mani innocenti. Paperdorado afferma che il suo favoloso tesoro esiste ancora, e si trova "nel Paese dei Più, in A..." l'ultima parola è interrotta da Paperino che rientrando in casa caccia il fantasma del re credendolo un vagabondo. Paperdorado sparisce sdegnato e i paperi rimangono all'oscuro dell'ubicazione del tesoro.

Nello stesso tempo, anche Paperon de' Paperoni aveva letto in un libro dell'esistenza del tesoro di Paperdorado: da questa fonte, risulta che le ricchezze si trovano in Amazzonia, ma la pagina strappata impedisce al ricco papero di scoprire ulteriori dettagli. Paperone corre dai nipoti per costringerli a setacciare la regione tropicale per trovare il tesoro: i nipotini si rendono conto di essere anch'essi in possesso dell'indicazione geografica precisa, ma Paperino rifiuta di comunicarla allo zio, ritenendo che lui si impossesserebbe del tesoro da solo. D'altra parte Paperino e Qui, Quo, Qua non possono permettersi un viaggio in Amazzonia; quindi i cinque rimangono d'accordo per recarsi insieme ai tropici, e poi di dividere il tesoro una volta scoperto. Se, però, i nipotini credono in buona fede a un'equa divisione, Paperone intende in realtà ricorrere a qualche stratagemma per diventare l'unico proprietario della ricchezza, e altrettanto vale per Paperino.

Una volta in Amazzonia, i paperi riescono a raggiungere il Paese dei Più, in cui Paperdorado stesso li mette sulle tracce del tesoro, ammonendoli però a compiere degli atti di generosità. Tuttavia, durante l'attraversamento del paese selvaggio, tanto Paperone quanto Paperino danno solo prova di avidità ed egoismo, sia nei confronti dei nipotini, sia con altri personaggi e anche con animali e vegetali che incontrano nel cammino. L'ultima notte, entrambi i paperi adulti provano ad approfittare del sonno degli altri per partire separatamente e impossessarsi ognuno per proprio conto delle ricchezze del re del fiume d'oro. Ma Paperdorado, disgustato da tanta meschinità, opera magicamente perché Paperone sia chiuso in una gabbia e Paperino sia trasformato in pietra, mentre facilita la scoperta del tesoro agli innocenti nipotini. Questi ultimi preferiscono rinunciare alle ricchezze pur di salvare gli zii: così succede e Paperdorado dà la libertà a Paperone e a Paperino, trasformando però le ricchezze in paglia e foglie secche. I paperi sono costretti a ritornare a Paperopoli senza aver concluso nulla.

Paperdorado, credendo di notare qualche segno di pentimento in Paperino e in Paperone, vuol dare loro un'ultima possibilità: dà vita magicamente a un quiz televisivo in cui la domanda riguarda il Paese dei Più, e il premio è dato dal peso del vincitore in oro. I due paperi adulti, sentendo la notizia in televisione, corrono agli studi ingoiando le pillole antigravitazionali di Archimede per fare l'uno più in fretta dell'altro: mal gliene incoglie, perché il loro peso risulta zero, e il premio quindi non viene assegnato. La generosità di Paperdorado finisce comunque per premiare gli altruisti nipotini, che ricevono l'equivalente di due volte il loro peso in giocattoli: Paperino e Paperone, sempre privi di peso, sfogano la loro ira azzuffandosi in orbita.

Commento[]

Questa parodia, ispirata a un'opera letteraria non molto nota (e forse anche per questo non inclusa nella serie I classici della letteratura del 2006 e del 2013), vede agire i paperi del presente, come in varie storie simili degli anni Cinquanta e Sessanta, e presenta un percorso morale abbastanza scoperto, con trionfo finale dei buoni sentimenti. In questo senso, ha molto in comune con Paperino e il conte di Montecristo, degli stessi Martina e Carpi.

Un tratto peculiare di Paperino e il re del fiume d'oro, tuttavia, è la caratterizzazione di Paperino: se i contrasti fra i membri della famiglia dei paperi e la mancanza di scrupoli da parte di Paperone sono una costante nelle sceneggiature di Martina, in questa storia il papero vestito da marinaio raggiunge livelli di avidità e di meschinità insoliti anche per l'autore piemontese. Dominato dal desiderio di raggiungere il tesoro, egoista, arido, pronto a ingannare lo zio e i nipoti, questo Paperino appare in definitiva quasi indistinguibile da Paperone, e come lui viene severamente punito in nome del trionfo dell'"innocenza", rappresentata quasi senza sfumature da Qui, Quo, Qua.

Un altro dato interessante della storia è la compresenza di vari livelli di ambientazione, peraltro ben armonizzati fra loro: l'Amazzonia precolombiana raccontata da Paperdorado ha i contorni del mito; il paese moderno in cui si recano i paperi, selvaggio e inesplorato, richiama alcune rappresentazioni barksiane (anche se come detto le caratterizzazioni dei personaggi sono lontanissime da quelle del maestro dell'Oregon); la Paperopoli in cui si inizia e si chiude la parodia presenta invece numerose concessioni alla modernità, dai satelliti artificiali ai quiz televisivi (che andavano molto di moda all'epoca della creazione della storia).

Curiosità[]

  • Si tratta di una delle poche storie in cui viene reso noto il peso dei paperi: 28 chili Paperone, 22 chili Paperino, 38 chili Qui, Quo, Qua messi insieme.
  • In due vignette distinte Carpi rende la cupidigia di Paperone disegnandolo con gli occhi socchiusi e le dita di entrambe le mani piegate ad artiglio: l'immagine è probabilmente ripresa da una del tutto simile disegnata da Carl Barks in Zio Paperone e la Stella del Polo.

Pubblicazioni in Italia[]

  • Topolino 270-271-272 (1961)
  • I Classici di Walt Disney (prima serie) 19 - Paperoscope (1965)
  • I Classici di Walt Disney (seconda serie) 31 (1979)
  • Capolavori Disney 12 - Le grandi storie di Giovan Battista Carpi 1960-61 (1993)
  • Paperino Mese 176 - Paperi innamorati (1995)
  • Le grandi parodie (Disney) 66 - Paperino e il re del fiume d'oro (1999)
  • I Grandi Classici Disney 223 (2005)
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