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  • Le furberie di Scapino
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"Be', volevo movimento… e mi sa che sarò accontentato fin troppo!"
Indiana aggrappato a Belzebù

Le furberie di Scapino è una storia di Francesco Artibani, Lello Arena e Silvia Ziche della serie Il Teatro Alambrah presenta, pubblicata per la prima volta in due atti su Topolino 2030 nell'ottobre 1994. È la parodia dell'omonima opera di Molière ed è la terza apparizione del teatro Alambrah, dopo Miseria e nobiltà e Il visconte dimezzato

Trama[]

Primo atto[]

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A Topolinia si rappresentano Le furberie di Scapino di Molière, presso il teatro Alambrah. La maschera vorrebbe impedire l'accesso a Belzebù, la scopa volante di Nocciola, ma si ritrova lui stesso trasformato in ramazza dalla strega risentita. Tip e Tap e Gilberto aspettano in poltrona accanto al posto vuoto di Indiana Pipps, che arriva calandosi dall'alto. Si apre il sipario e i menestrelli Eta Beta e Flip recitano il prologo: Argante, partito per un viaggio, ha affidato il figlio Ottavio al servo Silvestro e Geronte, padre di Leandro, ha lasciato il proprio in cura al servo Scapino…

Entrano in scena Ottavio e Silvestro; Ottavio teme il ritorno del padre che, d'accordo con Geronte, vuole fargli sposare la figlia dell'amico. La ragazza però è sempre vissuta lontano, non conosce suo padre e nessuno l'ha mai vista: potrebbe essere una racchiona, teme Ottavio. Arriva Scapino, a cui il giovane confida le sue preoccupazioni: è innamorato di una fanciulla e non vuole maritarsi con la sconosciuta figlia di Geronte. Scapino rimprovera Silvestro per non aver vigilato abbastanza su Ottavio, ma Silvestro ricorda all'amico che anche Leandro, a lui affidato, si è invaghito di una zingarella.

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Di lì a poco appare proprio la fiamma di Ottavio, Giacinta, e mentre i giovani si scambiano effusioni, Silvestro rivela a Scapino che i due si sono sposati in segreto e il padre di lui, quando lo scoprirà, diserederà il figlio. Ottavio e Giacinta ne sono consapevoli e si rattristano al pensiero, ma contano sull'aiuto dello scaltro Scapino che, infatti, impietosito, elabora un piano. Questo però richiede fermezza e coraggio da parte di Ottavio: per saggiare la tempra del giovane, il servitore si traveste da Argante e compare all'improvviso davanti al «figlio»; terrorizzato, il giovane non sa contrastare il padre: quindi, dice Scapino, dovrà esercitarsi. Ma non c'è tempo, Argante sta già arrivando inferocito perché ha saputo delle nozze del figlio e ne incolpa Silvestro.

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Scapino accorre in aiuto del collega sostenendo che Ottavio sia stato costretto dai parenti della fanciulla, armati e minacciosi, a sposarla. Argante vuole andare subito da un avvocato e far annullare il matrimonio, ma Scapino lo ferma: se agirà così, farà sapere a tutti che Ottavio è un pavido e l'onore della famiglia ne soffrirà. Argante ci ripensa, ma in lui resta il cruccio di un figlio che gli dà solo preoccupazioni e vorrebbe invece riavere la figlia che gli fu sottratta ancora bambina. Geronte, informato dell'accaduto, bisticcia con Argante e lo accusa di aver educato male Ottavio, ma il mancato consuocero riferisce una frase buttata là da Scapino: anche Leandro, il figlio di Geronte, si è comportato male, anzi peggio. Il giovane finisce dunque sotto l'inquisizione del genitore, che lo accusa di aver commesso gravi errori e cita Scapino quale testimone.

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Furioso, Leandro raggiunge il servo e lo affronta a colpi di spada; mentre questi ammette alcune sue colpe passate, quali aver imboscato un prezioso orologio fingendo che gli fosse stato rubato o aver fatto la cresta sulla spesa, nega tuttavia di aver rivelato qualcosa a Geronte. Poi si zittisce a causa di un sacco di noci che gli è piovuto in testa e si chiude il primo atto sulle perplessità di Leandro.

Secondo atto[]

Ottavio, Scapino e Leandro, sconfortati, passeggiano per il giardino quando arriva trafelato un altro servo con un messaggio da Zerbinetta, la fidanzata segreta di Leandro: presto gli zingari la porteranno via con loro se non verrà riscattata alla somma di cinquecento scudi. Il giovane si dispera, consapevole che mai raccoglierà in breve tempo la somma necessaria, ma Scapino si offre di trovare il denaro (e duecento scudi in più per Ottavio) in cambio della remissione delle sue malefatte. Così il servitore si reca da Argante e gli dice di aver trovato il modo per annullare il matrimonio: basterà dare settecento scudi al fratello della ragazza.

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Ma l'uomo si rifiuta di pagare una qualunque somma e se ne va. Scatta il piano di riserva: Silvestro, ingigantito da un abile travestimento e presentato da Scapino come il feroce fratello, affronta Argante minacciandolo con una spada e inseguendolo per le vie, finché il vecchio cede e scuce duecento scudi. Ma c'è ancora Geronte da sistemare: Scapino finge di essere stato aggredito dai pirati turchi, che hanno rapito Leandro e vogliono cinquecento scudi entro un'ora per liberarlo. Anche Geronte sulle prime rifiuta, ma poiché non c'è tempo per far intervenire le guardie, a malincuore sborsa i soldi.

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Scapino porta il denaro agli amici, ma chiede di poter giocare un ultimo tiro a Geronte: travestito nuovamente Silvestro da fratello inferocito, il servo avvisa Geronte: costui ha saputo che Ottavio sposerà sua figlia e vuole vendetta contro la famiglia del fedifrago. Geronte, impaurito, chiede protezione e Scapino lo fa entrare in un sacco di tela, poi lo malmena in vari modi. Ma il sacco si apre, Geronte vede Scapino e capisce di essere stato tradito dal servo, che fugge con Silvestro ancora camuffato.

Su un muretto vicino, dove Geronte si riprende dalle botte, è seduta anche una giovane zingara che, non conoscendo l'identità dell'uomo, rivela ridendo lo scherzo giocato al padre del suo innamorato. Geronte capisce tutto e si allontana promettendo punizioni: d'accordo con Argante, assolda una compagnia tedesca di disinfestatori perché puniscano Scapino, ma arriva Nerina, nutrice di Giacinta, figlia di Geronte, ad annunciare che la giovane si è sposata e proprio con Ottavio. Svelata quindi l'identità della ragazza, il matrimonio fra i due è gradito ad entrambi i padri, anzi, è esattamente ciò che volevano. Ma ancora un cruccio tormenta Geronte: il comportamento di Leandro, che in quel momento arriva accompagnato dalla zingarella del muro.

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Il padre si adira, ma Leandro spiega che la ragazza è stata rapita da bambina e che doveva appartenere a una buona famiglia, della quale ha ancora lo stemma inciso su un bracciale. Argante esamina il bracciale, identico al suo, e riconosce così la propria figlia perduta. Sembra che ogni cosa si stia risolvendo, quando arriva Scapino, che è stato preso a botte dai disinfestatori e colpito in testa con un macigno: in realtà anche questo è un trucco per farsi credere moribondo e ottenere il perdono delle marachelle commesse. Una volta perdonato, Scapino torna in perfetta salute e i due burberi padri devono accettare il lieto fine anche per lui.

Si chiude il sipario, il pubblico esce tranne Pippo: è stato vittima di un monellaccio che gli ha tirato in testa un sacchetto di bulloni imitando così il sacco di noci. Dal canto suo Indiana, che non sopporta di star fermo, si aggrappa senza accorgersene a uno stelo di Belzebù e parte in volo con Nocciola.

Analisi e riferimenti[]

Questa è la seconda parodia di un'opera del commediografo francese; è stata preceduta da Zio Paperone e "L'avaro" di Molière del 1985. La storia Disney ripropone piuttosto fedelmente i personaggi (con i loro esatti nomi) e gli snodi narrativi dell'originale. Pur con alcune necessarie semplificazioni, la sceneggiatura comprende i momenti più importanti della commedia e i passaggi comici più rilevanti, come la paura di Ottavio di fronte al finto padre o l’insaccatura del povero Geronte. Anche il furto dell'orologio ad opera di Scapino e il tranello conclusivo del falso moribondo provengono da Molière. La trama si presenta complessa anche perché deriva da tradizioni antiche, dalla commedia greca e latina e dai suoi meccanismi ripresi poi dalla letteratura europea: rapimenti, ritrovamenti, padri burberi, innamorati apparentemente senza speranze, servi scaltri e truffaldini sono tutti ingredienti del teatro comico, arricchiti da altrettanto note scene farsesche come, in questo caso, le botte date a Geronte chiuso nel sacco. A sottolineare poi l'umorismo della già vivace sceneggiatura di Artibani/Arena concorrono i disegni di Silvia Ziche, perfettamente a suo agio in produzioni di questo tipo.

Curiosità[]

Intrusoalambrah

Una scena analoga a quella di Nocciola e Belzebù si ha, sempre nella serie del Teatro Alambrah, in Miseria e nobiltà: un amico di Eta Beta, che ha il potere di rendersi invisibile e potrebbe entrare senza biglietto, appare all'improvviso e viene cacciato dalla maschera. Tornato però invisibile, assiste allo spettacolo a scrocco.


Principali pubblicazioni italiane[]

  • Topolino 2030 (1994)
  • I Classici di Walt Disney (seconda serie) 328 (2004)
  • Raccolta I Classici di Walt Disney (seconda serie) 49 (2006)
  • I Classici della Letteratura 30 (2006)
  • Tesori Disney 15 - Il teatro Alambrah (2012)
  • I Classici della Letteratura (2a edizione) 17 (2013)
  • Capolavori della Letteratura (3a edizione) 17 (2020)
  • Raccolta Topolino 140
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