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Trematrimoni

di Alberto Orsini

Ebbene sì, negli anni Ottanta si sono sposati tutti e tre, come si vede nel collage, i tre principali protagonisti dell’universo Disney: Topolino, Paperino, Paperon de’ Paperoni. I più esperti conoscono bene le tre vicende, un vero classicone tra gli amanti della nicchia, ma per il grande pubblico la cosa non è che sia esattamente di pubblico dominio. Anzi.

Questi tre matrimoni, tutti e tre “speciali” e non effettivi in un modo o nell’altro (prima regola delle storie Disney: lo status quo non cambia mai) sono capitoli dimenticati, che si tende a mettere un po’ in un cantuccio, al riparo (e all’oscuro) in mezzo allo sterminato corpus della produzione mondiale, non troppo rammaricati che il tempo e le mancate ristampe lavino via il ricordo.

“Topolino tromba!”[]

E sì che, all’uscita, scalpore più o meno ne fecero queste tre storie. Su tutte, con distacco, quella di Topolino: sia perché lui del mondo Disney è il capostipite, sia perché l’avventura era di squisita produzione italiana (e che produzione: Massimo Marconi ai testi e Giorgio Cavazzano alle matite, due califfi). Il “carico” ce lo mise Cuore, mitico settimanale allegato al quotidiano l’Unità (oggi entrambi defunti), che pubblicò a mo’ di foto di cronaca la vignetta che, in fondo, rappresenta null’altro se non casta e tenera vita coniugale, ma titolò senza troppe cerimonie: “Topolino tromba!”. Aiuto.

Topolino in: “Ho sposato la strega” è una bella storia. Prende le mosse da un banale litigio e un qui pro quo anche peggiore tra il protagonista e la storica fidanzata Minni, fatta fuori clamorosamente dalla vicenda dei fiori d’arancio. È il pretesto per un viaggio “on the road” in compagnia del fedele Pluto, che lo porta a incrociare i destini con una biondina di nome Samantha. Lei non ci gira troppo intorno e ben presto si disvela per due peculiarità: è una strega, e di Topolino è innamorata. Sempre più sorprendentemente, si arriva presto alle nozze, e si continua con le gioie e (soprattutto) i dolori degli sposi novelli. Alla fine, l’inevitabile ritorno dal sogno (letteralmente) alla realtà.

Pubblicazione: su Topolino 1785, 11 febbraio 1990, tra l’altro quindi in aria di San Valentino. Traduzioni all’estero: zero. Ristampe da allora: zero. Marconi in un’intervista al Papersera ha spiegato che fu ignorata all’inizio, poi vergognosamente bollata come “cosa pornografica” in radio da una signora che manco l’aveva letta, quindi ripresa sul Secolo XIX e definitivamente “cresimata” con il citato titolo di Cuore. E sì che di flirt temporanei di paperi e topi, in fondo, nelle storie Disney ce ne saranno a migliaia. Ma galeotto fu il matrimonio, discrimine invalicabile. E, da allora, mai più valicato.

Tradotta e inviata in America per controlli, dice sempre il suo creatore, fu bannata senza pietà. E sempre secondo Marconi, sono state addirittura buttate le tavole originali e bruciate le pellicole dell’intero numero del Topo. Damnatio memoria totale, insomma. Chi la vuole, deve recuperare il Topo originale. O essere una strega.

Ma Paperino neanche scherza[]

Molto più “scialla”, contraddistinta da quella quasi sempre sana leggerezza che, per antonomasia, aleggia sul Brasile, è la storia nuziale di Paperino, che approda nel Belpaese con il prudente titolo di “addio al celibato”. Somiglianze con la storia di Marconi: anche qui ci troviamo di fronte a una vicenda onirica, messa ancora più in evidenza dal contorno a “nuvoletta”, come fosse un gigantesco balloon pensato (o meglio, sognato), che circonda tutta la tavola in tutte le tavole. Differenze: tutto il resto.

In primis è la fidanzata storica, Paperina, a indossare l’abito bianco. Inoltre, è addirittura lei a prendere l’iniziativa, impalmando lo sgusciante partner dopo una serie di tentativi progettati e falliti miseramente. Inoltre, rispetto alle brevissime pennellate di Cavazzano, che si limita a evocare la cerimonia di Topolino e Samantha rappresentando i due “just married” a casa ma ancora in vestito elegante, qui tutto il matrimonio viene mostrato con tanto di location d’eccezione, la cattedrale di Notre Paper creata nientemeno che da Carl Barks e riempita da paperi e topi, tra i quali anche l’ex rivale Gastone che esulta e pare sincero, insomma la prende sportivamente.

Infine, i quadretti di vita familiare si spingono molto oltre, raccontando la nascita e mostrando al volo infanzia e adolescenza di ben sei figli della coppia, tre maschi e tre femmine. Un’autentica abbuffata, in sole 30 tavole. I creatori? Vale citarli solo per completezza, perché sembrano famosi solo in patria: idea di Izomar C. Guilherme e sceneggiatura di Júlio de Andrade mentre i disegnatori sono ben quattro che non si dividono le parti, ma si alternano in modo frenetico: Irineu Soares Rodrigues, Luiz Podavin, Euclides K. Miyaura e Roberto O. Fukue.

Mettono in scena una vicenda gargantuesca, con l’aspetto e le proporzioni dei personaggi che mutano di capitolo in capitolo (c’è chi dice per sbadataggine degli artisti, ma in fondo non va così nei sogni, dotati di una fisica tutta loro?), alcuni passaggi gustosi e un finale da manuale che riconduce inevitabilmente a un rassicurante status quo. Dopo aver esordito in patria ed essere approdata anche in Francia e Portogallo, esce in Italia su Mega 380, nell’agosto del 1988 e anche qui, ristampe zero (ma negli Stati Uniti verrà proposta addirittura nel 2010). Alla fine a essere pignoli è Paperino quello che tromba, ma Cuore sembra non accorgersene e le sciure nemmeno.

A Brigitta basta la “borsa”[]

Molto più prosaica è la storia che chiude il terzetto, la meno recente delle tre (sui Topolini 1510 e 1511 del novembre 1984) e intitolata in modo netto Il matrimonio di Zio Paperone. E il motivo è presto detto: qui non c’è sogno e non c’è fraintendimento, il matrimonio con Brigitta non s’ha da fare né domani né mai. E allora quella copertina trionfante? La messa in scena è solo una bieca strategia d’affari escogitata dal miliardario per impadronirsi di un fazzoletto di terreno di proprietà della sua eterna spasimante, l’ultimo che gli serve per tirare su l’ennesimo megastore delle sue catene.

Intuito l’inganno grazie anche al fidato Filo Sganga, Brigitta passa all’incasso: la cessione si può fare a patto di scambiarsi le fedi. Paperone capitola poi trova il modo di svincolarsi dall’altare, ma ne esce da signore concedendo un contentino non da poco, in dollari sonanti, alla bionda papera che evidentemente non gli deve essere del tutto indifferente. Una storia scritta e realizzata dal maestro Massimo De Vita, che funziona senza dubbio, ma che è meno rivoluzionaria e frastornante delle altre due.

Da notare come, con il passare degli anni, lo scalpore suscitato ogni volta che si andava a parlare di matrimonio sia andato crescendo dall’avventura più datata a quella più recente. E il seguito è in linea con i tempi visto che, per i rigidissimi canoni Disney attuali, dettati dalla casa madre e applicati alla lettera dai concessionari italiani, tirare fuori trame di questo genere oggi non sarebbe neanche lontanamente immaginabile.

Le storie[]

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